Nella vasca dei terribili piranha

La palla fa il suo primo giro irreale alle otto in punto, scocca l’ora rimbalzando sulla piastrella sbeccata davanti all’appartamento 303. Il suo palpito sta per appropriarsi della corrala come un detonatore persistente, che smania di crescere. L’edificio, attraversato da crepe strutturali, si scuote così rilasciando i suoi abitanti, tediosamente. I bambini si incrociano e schivano coi tricicli nel patio, sul quale tutte le finestre si affacciano, alcune ricoperte di tela trasparente e rotte da tempo immemore. Spuntano le prime armi verdi e gialle, di plastica, le prime funi per il salto della corda e i primi abbracci, coi sacchetti vuoti della spesa che si sfregano confidenti come polmoni secchi. I lavoratori con la bocca impastata si salutano uscendo l’uno di fianco all’altro, soldatini svogliati e cisposi.

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