Oggi è il giorno del silenzio contro le oscene leggi-bavaglio per l’informazione (se possiamo ancora chiamarla tale). Penso sinceramente che non potevo rompere il silenzio in un modo migliore, parlando di qualcosa di così lontano, così vicino…
Da oggi per un mese, su Alfabeta2, “Apologhi e apolidi”:
Questo è il primo di quattro brevi articoli sulla condizione apolide in cui sto versando negli ultimi tempi della mia vita. Vogliono essere, nel loro intento, piccoli interrogatori di avanscoperta e riconciliazione, pizzicamento di vie di fuga tracciate da un punto fisso e dolente, ripensamento dopo l’allontanamento. Agiscono attraverso l’esposizione a un occidente estremo, quello del Messico e delle Americhe, lontani ciononostante dalla moda post-coloniale del diverso. Saranno appunti per la ricucitura di una storia personale, intima, quella si potrebbe dire italiana, sebbene in un senso lato e, se non fosse uggioso il termine, glorioso: storia di miei illustri “vicini di casa”, come Vespucci, figlio del Castello di Montefioralle nel Chianti, di politici visionari come il fiorentino Dante, e artisti della luna come il, di poco lontano, pisano Galileo.
Il presente articolo tratterà del dialogo tra gente e spirito, il secondo articolo si concentrerà sul rapporto tra metropoli e ambiente, prendendo ad esempio quell’intrico sublime di bellezza e spazzatura che è Città del Messico; il terzo, tratterà del senso di parole come avventura e destino al giorno d’oggi, entrambi abbandonate a favore di termini vacui come interazione. Infine, il quarto si nutrirà di una vertigine: il rapporto tra cosmo e nazione: visto che i destini del mondo verranno discussi da un manipolo di nazioni, nel dicembre di quest’anno, dopo la fallimentare Copenhagen, proprio in Messico. Tutti nasceranno dalla nostalgia di una comunità futura, quella italiana, che sorgerà in mezzo al deserto di rovine a pagamento e ristoranti, tra forse venti o trent’anni.
Prosegue qui.