Oggi su Alias, “Contro la Conquista: gli dèi aztechi del fiorentino Raveggi”

È uscita oggi domenica 18 marzo su Alias, supplemento culturale de Il manifesto, una recensione al mio ultimo libro, scritta dal critico e studioso Raoul Bruni. Si cita anche il romanzo di prossima uscita, Nella vasca dei terribili piranha.

La poesia più autentica trasmette spesso la voce di un luogo: non è «l’abilità della mano / a scrivere versi, / ma le acque, gli alberi, / e il cielo», recitava una lirica di Miłosz. Il luogo a cui si dà voce può essere il paesino natio (si pensi a Zanzotto), o anche una terra remotissima, nella quale il destino (o il caso) hanno condotto il poeta. A quest’ultima fattispecie può certamente ricondursi la plaquette poetica La trasfigurazione degli animali in bestie (Transeuropa, pp. 40, € 15, con allegato il CD omonimo degli A Smile for Timbuctu) del fiorentino Alessandro Raveggi (classe 1980), uno dei nostri giovani scrittori più singolari e inventivi.

Sbarcato a Città del Messico per lavorarvi come ricercatore universitario, Raveggi si è immerso nelle tradizioni e nelle storie locali risalendo fino ai miti aztechi e ha tratto da queste antiche saghe la linfa vitale della propria scrittura. Ne è nata, fra l’altro (Raveggi è autore anche di un sorprendente romanzo, ancora inedito, Nella vasca dei terribili piranha, in parte ambientato in Messico), questa raccolta di versi, incunabolo di un volume poetico assai più vasto, Habeas corpus, anch’esso perlopiù inedito.

La trasfigurazione degli animali in bestie, ambientata in epoca rinascimentale (ma con continui riferimenti, più o meno espliciti, al nostro presente), racconta la storia della conquista del Messico: non però dal punto di vista dei conquistadores occidentali, bensì attraverso lo sguardo straniante dei conquistati; si dà voce, in particolare, alle divinità azteche Huitzlopochtli, Mictlantecuhtli e Tlazolteotl, che intitolano, rispettivamente, i tre poemetti raccolti nel volumetto. Tre capitoli di una cronaca poetica allucinata, popolata di mostri lovecraftiani, che mostra i risvolti più perturbanti della Conquista.

I versi di Raveggi prospettano lo scontro impari tra due diverse religiosità: i culti religiosi aztechi vengono annichiliti dalle abbaglianti «croci al neon» dei conquistadores, che innescano la girandola invasiva del commercio («Serve poi, girandola che tutto gira, / come pernio della piattaforma di polvere, / l’installazione di un commercio, / così che tutto gira»). A trionfare è il demiurgo maligno dell’utilitarismo economico: «l’unico / che riesce in innesti mirabolanti / e si diverte ancora come un fanciullo / nella sua professione».Tra i mutamenti comportati dalla repressione dei culti indigeni, assume valore paradigmatico la «trasfigurazione degli animali», i quali, spogliati di ogni aura sacrale dal tracotante antropocentrismo occidentale, vengono ridotti alla condizione degradante di «bestie».

L’afflato etico-politico (ma non rigidamente ideologico) che impronta il testo è affidato a una scrittura deformante, fortemente caratterizzata in senso espressionistico: è notevole, sotto il profilo lessicale, l’impiego piuttosto frequente di toscanismi e fiorentinismi. Che dimostra come sia possibile raccontare l’Altro da sé senza dover rinunciare alla propria identità culturale. (Raoul Bruni)

2 commenti Aggiungi il tuo

  1. Alessandro Raveggi ha detto:

    Reblogged this on Nella vasca dei terribili piranha and commented:

    Dove si accena anche a “Nella vasca dei terribili piranha”, di prossima pubblicazione in Italia.

  2. ………….prossime letture…………o.k.

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