Secondo capitolo pre-elettorale delle mie cronache messicane sulle elezioni, per Doppiozero.
“Transitare sotto il mastodontico Segundo Piso, il secondo piano della circonvallazione (Periferico) della città, è come attraversare lo scheletro di un dinosauro esploso. Piloni grigi e sgorati di centinaia di tonnellate di cemento spinti sull’asfalto del piano di sotto da milioni di auto, giorno e notte. Un’autostrada che sovrasta e non più circonda una città che l’ha superata, di soppiatto, da anni. Se si è sopra le sue ossature, si è salvi. La selva cittadina di luci, di notte, si scuote agli occhi come una pelle anfibia in bagliori sublimi. Al tramonto, apprezzi non solo i complessi montagnosi aranciati che circondano il Distrito Federal, dalla postura americana, ampia e non aspra, ma anche la metropoli verdissima, benché squarciata da cavee misere e rugginose, ricche di saponi giallastri e tendoni rosso mamey da mercatino.” (Continua qui)