Pubblico il testo integrale della recensione al romanzo “Nella vasca dei terribili piranha” che Vanni Santoni ha pubblicato sul Corriere Fiorentino l’11 dicembre 2012. Buona lettura.
È da poco uscito in libreria il romanzo Nella vasca dei terribili piranha, di Alessandro Raveggi, poliedrico intellettuale fiorentino, già talento riconosciuto negli ambiti del teatro, della poesia e della saggistica, e oggi alla sua prima prova narrativa. Il libro, edito da Effigie nella collana Stelle filanti, dove hanno trovato spazio autori come Antonio Moresco, Tiziano Scarpa e Sergio Nelli, si presenta come un oggetto anomalo su una scena letteraria italiana sempre più a rischio omologazione, sia sotto il profilo della lingua – quella di Raveggi, giunta a maturazione nell’ambito di una sperimentazione poetica di lungo corso, è sontuosa, innervata tanto nella tradizione letteraria alta quanto nei gerghi contaminati del parlato di strada e delle subculture pop – che da quello della struttura narrativa, per la quale Raveggi sceglie la strada della complessità, della frastagliatura, dell’ellisse, dando vita a un romanzo ricco di salti spaziali, temporali e concettuali, di spazi bianchi che sta al lettore completare e percorsi che finiscono in apparenti vicoli ciechi ma in realtà rimandano a una più ampia “grande matrice” del canone occidentale.
Assai atipico è anche il titolo stesso, che, spiega Raveggi, “nasce da una epifania; dalla vista del manifesto di un circo, che recitava, testualmente, ‘un giovane sub si immergerà nella vasca dei terribili piranha’. Mi piaceva quell’atmosfera tra il terrore e la farsa, ma anche il fatto che quel ‘giovane sub’ in immersione potesse esser visto come una metafora delle nuove generazioni. Tolto il sub, che poteva rendere retorico il rimando, è rimasto quello che è poi diventato il mio titolo, il quale è poi anche un invito al lettore: a entrare in questo gran ribollire di personaggi, luoghi ed elementi narrativi.”
Il romanzo esce in libreria dopo una lunga gestazione e un altrettanto lungo periodo di ricerca di un editore adatto, proprio a causa della sua “diversità”, non solo in termini di complessità di lingua e trama in un momento in cui l’editoria ha occhi quasi solo per il mid-cult più deteriore, ma anche per le scelte di ambientazione: Nella vasca dei terribili piranha, infatti, pur giungendo, nei suoi dedali narrativi, anche all’Italia e a Firenze, abbraccia una serie piuttosto ampia di luoghi e suggestioni, rifiutando quel certo approccio italico del voler scavare solo nel proprio giardino di casa. “Ci sono,” spiega Raveggi, “varie ragioni all’origine di questa scelta, su tutte la volontà di scrivere un romanzo europeo, e non solo italiano: penso al D’Arrigo di Cima delle nobildonne, ma anche a Malaparte o lo stesso Collodi, nelle cui opere era evidente un afflato internazionale. Anche per questo Nella vasca dei terribili piranha non ha grandi apparentamenti nella narrativa italiana contemporanea”.
Per quanto riguarda invece i molti luoghi in giro per il mondo nei quali va a spaziare la storia, Raveggi spiega che, “pur nel rispetto delle premesse di significato che mi ero dato, la scelta è caduta per lo più su luoghi che conoscevo bene, dove ero stato e dove quindi mi era più facile ambientare scene di una certa complessità descrittiva e simbolica”. E a livello simbolico appare evidente come la metafora acquatica, tema “forte” del libro, sia passibile di diverse interpretazioni: metafora della forma del romanzo stesso e macrocontenitore dei suoi temi, rimando all’immagine dei flussi migratori contemporanei, consegnati a un mare che può essere spazio di transizione oppure luogo esiziale, di morte e oblio, ma anche a quella di una generazione – i nati tra il ‘75 e l’85, di cui fa parte l’autore – che pare esser stata costretta a rimandare la propria definitiva maturazione, la propria evoluzione finale in adulti, rimanendo come fermi a metà, uomini-feto o uomini-pesce, espulsi dal mare ma inadatti alla terra.
Nella vasca dei terribili piranha, Effigie 2012, pp.215, euro 19
e precisiamo che il box col fraintendimento della “Epifania” non è farina del sacco di v.s.