Avevo una rara capacità di orientarmi. Si trattava di un istinto che mi accompagnava sin da bambina, e non perché tracciassi cartine nella mente. Quando consultavo una mappa mi smarrivo sempre. Non ricordavo mai l’ordine delle vie e nemmeno mi preoccupavo di cercarlo. Il mio tempo era scarso, volevo scrollarmi di dosso la viscosità delle giornate, e anche rinvigorire i muscoli e le ossa, come se fosse possibile restituire loro una vitalità ammaccata da tante ore di immobilità su una sedia. Quella pelle secca che stiravo mentre correvo, alla quale invano cercavo di togliere le zampe di gallina, ne era l’autentica cartografia. Esistevano altri modi di levigare, di infondere energia al telaio, come il sesso, ma avevo smesso di avere rapporti sessuali, così che i miei scorrazzamenti, a cui prestavo la minima attenzione, mi servivano per fare qualcosa col mio corpo. Se rimanevo senza fiato mi fermavo, e allo- ra scrutavo i dintorni (sempre luoghi aperti, poiché passavo la giornata a desiderare un’ampiezza maggiore; mai posti frequentati perché non mi piaceva mostrarmi in tuta, nemmeno davanti a sconosciuti); poi tornavo lungo strade e viali diversi da quelli che mi avevano portato fino a lì, cosa che rafforzava la fiducia sulla mia capacità di orientarmi.
(Da La lavoratrice, trad. it. di Sara Papini, prefazione di Simonetta Sciandivasci, LiberAria, Phileas Fogg, 2019)
Per la collana di narrativa straniera Phileas Fogg, che curo dal 2018 per LiberAria editrice, arriva La lavoratrice di Elvira Navarro. Elvira, una delle voce nuove più importanti della letteratura iberica secondo El Pais e El Mundo, viene pubblicata per la prima volta in Italia.
Avrò il piacere di accompagnare Elvira in un tour italiano (che spero sia il primo di tanto), che toccherà la Libreria Verso di Milano (ore 19, con Claudia Durastanti) l’8 maggio, il 9 maggio saremo a Parma, 18.30 assieme ai librai e i lettori dei Diari di Bordo. Mentre il 10 maggio, ospite del Salone Internazionale del Libro di Torino, sarà protagonista di due incontri, inclusa la presentazione del libro con Monica Bedana e Laura Pugno (ore 14.30, Plaza de Los Lectores)
Qui sotto un po’ di notizie di questo romanzo davvero straordinario, tradotto da Sara Papini, con prefazione di Simonetta Sciandivasci.

ELVIRA NAVARRO
La lavoratrice
LiberAria editrice, collana Phileas Fogg,
in uscita il 23 maggio 2019
“Il talento letterario di questa autrice è un dono naturale… la vera avanguardista della sua generazione.” (Enrique Vila Matas)
Ogni volta che ero stata vicina a crollare avevo cercato un modo logico per uscirne.Un modo garantito dalla conoscenza. Come se la conoscenza non fosse unacostruzione labile.
Elisa lavora come redattrice per un grosso gruppo editoriale che la paga poco e con enormi ritardi, costringendola a mettere in affitto una delle stanze del suo appartamento nella periferia madrileña. A rispondere all’annuncio è Susana, teutonica figura dal misterioso passato. Ben presto il desiderio di saperne di più su Susana spinge Elisa a indagare sulla vita privata e lavorativa della sua coinquilina, che tuttavia le risponde laconica, raccontando storie fantastiche e incomplete, elementi di un puzzle verosimile, ma insoddisfacente. Le due donne, in una Madrid desolata e precaria che si fa terza protagonista del libro, si rivelano così l’una all’altra nella loro alienazione privata, avvinte dal potere delle loro stesse narrazioni. Ma ciò che si raccontano è davvero la loro vita, oppure solo un mosaico incompleto frutto di una latente pazzia? Elvira Navarro – considerata una delle più importanti nuove voci della letteratura in lingua spagnola – con questo romanzo potente e intimo getta uno sguardo inedito sulla problematica più radicale dell’ultimo decennio, ovvero la precarietà lavorativa ed esistenziale e le sue conseguenze sulla stabilità mentale. Indagando fino a lasciare in sospeso un’ultima, cruciale, domanda: la letteratura è un tipo di terapia, o la terapia una forma di letteratura?

ELVIRA NAVARRO ha pubblicato i romanzi La ciudad en invierno, La ciudad feliz, La trabajadora, Los últimos días de Adelaida García Morales e la raccolta di racconti La isla de los conejos. Ha ricevuto il Premio Jaén de Novela e il Premio Tormenta come miglior nuovo autore, ed è stata finalista per il Premio Dulce Chacón per la narrativa spagnola. Nel 2010 è stata inserita nella lista dei ventidue migliori narratori in lingua spagnola del mondo sotto i 35 anni dalla rivista Granta. Nel 2013 la rivista El Cultural ha selezionato il suo lavoro La trabajadora tra i dieci migliori romanzi dell’anno. Scrive su El Mundo e El País.
La lavoratrice è il suo primo romanzo tradotto in Italia.
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