Un j’accuse per la società messicana, fatto però con amore, è uscito ieri su Minima&Moralia. A seguito dei fatti brutali relativi ai 43 studenti scomparsi e (forse) bruciati.
“Penso alla multiforme realtà messicana, a quel primo inframondo segreto teotihuacano che ci replica, alle fosse dei narcos, ai desaparecidos tra i vivi e i morti come offerte mancate ad una divinità a cui non so dare nome (Ignavia? Odio? Disamore? Cupio dissolvi?), e mi tremano le fondamenta del rimorso.
Tutto il culto festoso della morte messicana non mi è più sufficiente, le sue dame scheletriche catrinas hanno veramente la cassa toracica sfondata dalla malattia. Non c’è più festa e colore nella morte messicana quest’anno, perché non c’è più morte che libera e trasforma, ma piuttosto oblio, fossa scura, apocalisse per deportazione del quotidiano: io stesso ho e ho avuto una fossa comune che mi spezza lo stomaco, me lo svasa, da ex-residente.” (CONTINUA A LEGGERE)